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Una colomba che
precipita dall'azzurro di un cielo rarefatto e plana, tra grumi di angeli galleggianti,
avvolta in un candore abbacinante; le nuvole sullo sfondo, ravvivate da liquide e rubre
pennellate, che s'impregnano di arida polvere; un'impalpabile lama di luce naturale che
attraversa diagonalmente la scena, sfiorando ombre ovattate per poi arretrare ed
annullarsi al cospetto di un misterioso bagliore notturno, emanante da un metafisico mazzo
di fiori. Nell'Annunciazione della chiesa veneziana di San Salvador, Tiziano ha
svolto, nel pieno rispetto della sacralità del tema, una delle sue più alte meditazioni
sulla luce e sul colore. Nel 1559, i canonici agostiniani cedevano ad Antonio Cornovì
della Vecchia, appartenente ad una famiglia di mercanti anconetani trasferitasi a Venezia,
la cappella di Sant'Agostino quale sacrario familiare. Il soggetto dell'annuncio a Maria
era frequente nel culto dei morti in quanto l'incarnazione del Figlio di Dio dischiude al
credente le porte della vita eterna.
La rappresentazione offerta da Tiziano introduce singolari novità
iconografiche grazie alle quali si approfondisce la meditazione sul mistero dell'evento.
L'arcangelo Gabriele entra da sinistra. Dalla stessa direzione proviene la calda luce che
si adagia sulla figura di Maria. Non è azzardato ritenere che tale fonte di
illuminazione, apparentemente naturale, sia da intendersi come una manifestazione divina.
Colpisce l'immagine possente di Gabriele, non certo ispirata ai consueti moduli della
statuaria antica: il capo sferico e paffuto poggia su un collo taurino; le dita,
esageratamente affusolate, si accompagnano a due braccia ciclopiche; le cosce taurine
poggiano su agili caviglie. È probabile che l'artista abbia voluto unire l'idea della forza con quella
della grazia per ricordare le due qualità del messaggero celeste, disceso da altezze
siderali per recare un annuncio di divino amore. Ma l'esito non è dei più felici. Eppure
tali considerazioni passano in second'ordine dinanzi alle vibrazioni cromatiche che
avvolgono l'angelo in un'aura di indescrivibile magia. Le penne nero-bruno sono
ammorbidite da un piumaggio umido, ravvivato da irregolari colate di densa biacca. La
lunga veste serica, priva di colore proprio, si impregna, in un'incantevole combinazione,
dei rossi bagliori all'orizzonte e dei grigi e cerulei riflessi provenienti dalle
scanaluture del colonnato retrostante. Gabriele è colto in due momenti diversi: quello
del volo che sta per concludersi, con le ali ancora aperte e i capelli bagnati, sollevati
in aria; e quello dell'adorazione, con le braccia in croce e conserte sul petto. Gli
angeli, creature del cielo, sono esseri di luce in adorazione della Madre di Dio, come
attesta anche l'altra figura che, a testa china, staziona proprio sopra Maria e, nel
sfidare le leggi della gravità, sfoggia i propri calzari mercuriali. Nella sua tunica
vellutata, lucida e agitata dal caldo vento dello Spirito Santo, riverberano la levità
del cielo - che da azzurro si muta in giallo e poi in rosa - e la concretezza della terra,
ammantata di rosso, bruno e pece.
Maria viene sorpresa ancora intenta nella lettura.
Ha appena socchiuso il libro e tiene ancora l'indice tra le pagine nelle quali si legge la
parola "signum". Il termine non può che evocare la profezia contenuta in Isaia
(7, 14): "Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e
partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele". Fu la svedese santa Brigida - le cui
rivelazioni, assai diffuse nel medioevo, vennero date alle stampe a Norimberga, nel 1517,
e a Roma, nel 1556 - a ricordare che, durante una delle sue mistiche visioni, la Madonna
spesso si dilettava nel meditare sul testo di Isaia. Maria non è ritratta in alcuna delle
sue pose consuete. Il suo volto non esprime sorpresa o conturbazione, non è
interrogativo, né si predispone al raccoglimento prima del commiato finale. Il vangelo di
Luca sembra cedere il passo a un'altra fonte. La giovane sposa di Giuseppe, che non
conosce uomo, sta sollevando il velo per scoprire il proprio orecchio. Alle sue spalle si
intravede il talamus, simbolo dell'unione con l'Altissimo. Il gesto, soave come
miele, indica il momento che precede l'accettazione. L'incarnazione avviene grazie alla
Parola, trasportata da una tiepida brezza: Gabriele dischiude le labbra e la sua tunica si
gonfia d'aria all'altezza della spalla. Il Tiziano si fa interprete di una tradizione
antichissima, forse risalente al VI secolo. Nel Vangelo dell'infanzia armeno si
narra che mentre la Vergine accettava umilmente la volontà del Cielo "il Verbo di
Dio penetrò in lei, passando per il suo orecchio. La natura intima del suo corpo animato
fu santificata con tutt'i suoi sensi e le sue membra. Ella era cosl purificata come l'oro
nel fuoco. Divenne tempio santo, immacolato e la dimora della divinità".
Di fianco all'inginocchiatoio, posata sul pavimento, compare una brocca di vetro piena
d'acqua, allegoria di Maria quale vaso eletto, fecondato dalla luce del Signore. Il
recipiente non contiene gigli o rami d'ulivo, ma fiori mai visti in qualsivoglia orto
botanico. La loro corolla è tagliente ed ossidata, come quella di un candelabro in ferro
battuto. Anzichè pistilli, spuntano vivide fiammelle giallo-arancio. L'iscrizione,
leggibile lungo lo scalino sottostante, aiuta a decifrare l'enigma: "Ignis ardens non
comburens". L'evocazione della fiamma nel roveto, contemplata da
Mosè sul monte Oreb, rinvia al mistero dell'incarnazione: "il roveto ardeva nel
fuoco, ma quel roveto non si consumava" (Esodo 3,2). Il paragone ricorre anche
nell'apocrifo vangelo armeno ed è stato ricavato presumibilmente dall'Officium Beatae
Mariae Virginis. Tuttavia è impossibile stabilire le fonti esatte che hanno ispirato
Tiziano. L'artista, come i suoi contemporanei, condensa nell'Annunciazione
conoscenze diffuse e vi apporta toccanti approfondimenti personali. L'atmosfera, tutta
incentrata sulla luce, potrebbe derivare dalla lettura di quanto Pietro Aretino scriveva
nella Vita di Maria Vergine, edita a Venezia nel 1552. In quelle pagine, infatti,
come in Tiziano, subito dopo l'accettazione da parte della Madonna, il sole tramonta ed il
cielo si tinge di rosso sangue.
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